“L’arte è un’espressione estetica dell’essere
umano, è un mezzo per portare
i propri messaggi e rivelare la bellezza. “
GINO BAFFO
Nasce a Venezia nel 1957, una città che è diventata il suo porto sicuro e la sua fonte inesauribile di ispirazione, dove ancora oggi vive e lavora. La sua passione per l’arte sboccia a undici anni, quando entra come apprendista nella Bottega di restauro del Maestro Alfredo Barutti, una fucina di tradizione e maestria dove resta per tredici anni. In questo periodo, Gino si immerge completamente nelle tecniche di restauro, imparando l’uso dei pigmenti e dei materiali più preziosi, scoprendo un legame con l’arte che segnerà profondamente la sua vita.
Deciso ad affinare il suo talento, Gino frequenta l’Accademia di Belle Arti di Venezia dagli anni Ottanta, continuando a esplorare nuovi linguaggi e tecniche. Ma è solo dagli anni Duemila che si dedica totalmente alla pittura, dando vita a opere uniche, cariche di emozioni e ispirate dalla sua amata Venezia: i paesaggi sfumati della laguna, le barene immerse in un silenzio senza tempo, i giochi di luce della festa del Redentore. I suoi lavori sono un inno al colore, in cui figure evanescenti lasciano spazio a strati vibranti che raccontano la storia di una città sospesa tra passato e presente.
Inizialmente fedele all’Espressionismo astratto, il suo stile evolve nel tempo, arricchendosi di simboli e forme, mentre nuovi materiali come stoffe e tessuti grezzi entrano nelle sue tele, ispirati dall’arte contemporanea americana e dall’impronta inconfondibile di J. Pollock. Le sue opere sono dense, il colore diventa materico, sovrapposto strato su strato per dare vita a una texture quasi viva, simbolo di decomposizione e rinascita.
Gino Baffo trova nelle sue opere un riflesso di sé stesso e della Venezia che ama, intrappolando nelle sue pennellate e nelle sue tele l’attimo fuggente di una città che sembra non invecchiare mai, sospesa tra eternità e fragilità, e animata da un legame indissolubile con la laguna che la avvolge, la nutre e le dona vita.
ESPOSIZIONI E OPERE
“Il futuro della mia pittura sarà un’ulteriore ricerca di un lavoro a quattro mani con la Natura. Penso anche che l’arte abbia il compito di portare messaggi importanti all’essere umano.”
Gino Baffo
RE_FLUSSI BARENALI
Novembre 2023 – Scuola Grande di San Teodoro Venezia
“RE_FLUSSI BARENALI” racchiude oltre venti tele di generose dimensioni – compresi dittici e trittici – tese a descrivere il vissuto autoctono hic et nunc di fenomeni geologici naturali con i suoi flussi e re_flussi. Dove stavolta l’artista fa la sua parte in modo più incisivo.
L’azione è rimasta la stessa dell’idea iniziale, ma l’interazione subisce il germinare di nuance spettacolari, autentiche esplosioni primaverili, da cui è possibile percepirne quasi l’essenza, e la materia giunge all’immateriale fissando financo immaginarie fragranze olfattive. L’intimità del dialogo tra la natura e l’artista si fa meno asciutta, sorge nuova linfa dalle sue stravaganze informali e dalle sue astrazioni pigmentali, humus di tutta l’indagine delle Barene di Gino Baffo.
Dopo aver indagato le ragioni terrestri endogene delle barene, nella prima fase della ricerca, adesso lo sguardo di Gino Baffo coglie nuovi aspetti di quell’ecosistema primordiale che è la laguna di Venezia. E si fa più riflessivo, poetico, conscio.
Si sofferma a momenti sull’ampia varietà di flora e di specie vegetali in esse radicate, ne scorge le note olfattive e cromatiche sbocciate con la nuova stagione: la primavera. Coglie la delicatezza estetica, esteriore per arrivare all’essenza, già dai primi caldi, quando la flora ri_veste le terre affioranti, cangiando la nuda laguna in un esteso manto ora d’azzurro, ora di viola, ora d’altri colori.
E quei rami secchi, tra i sedimenti limosi e argillosi carpiti durante l’inverno, restano affidati alle prime tele e ai quei primi pigmenti del tutto naturali.
Adesso Baffo ci mostra il passaggio dall’elaborazione alla consacrazione, foriera di sintomi e conseguenze, incline alla contemplazione, allo spirituale.
Del resto, non basta solo la materia trasfigurata per scivolare nell’indefinito, ora Baffo interviene anche sulle particelle cromatiche affinché divengano campiture generose e fluide lumeggiature, dove lo sguardo s’invaghisce seguendo il corso del colore che cola e deborda oltre la definitezza del quadro per condurre nell’immaginifico.
GINO BAFFO -ATTIMI SOSPESI
Maggio – Novembre 2017
Lo spazio è essenziale, vitale. Lo spazio è una zona d’azione che allo stesso tempo limita e governa. Lo spazio è fisico e mentale, lo spazio è grande o piccolo, ha un’estensione e una posizione. Dominarlo. Guidarlo. Addomesticarlo e introiettarlo. Lo spazio di un gesto e lo spazio fisico dove quel gesto si svolge.
Hanging Moments / Attimi sospesi, presso la rinnovata Residenza Cannaregio di Venezia, si è potuto passare in rassegna le opere dedicate a questa mostra.
Dominati dall’orizzonte, i lavori sono panorami lucenti, cieli sconfinati, esplosioni di colore, istinto e materia. Le superfici, da sempre al centro del suo interesse artistico, sono vellutati tessuti di iuta – morbidi al tatto e resistenti di natura. Respirano, questi teli, come fossero vivi e vibranti, superfici che sono protagoniste senza mai travalicare lo sguardo, senza coprirlo, al contrario cullandolo, lasciandolo muovere liberamente e inabissarsi al suo interno.
Stese a terra nude, pronte per essere attraversate dall’artista, dalla sua idea, dai pigmenti, e usate, fisicamente percorse fino a nascere dall’azione pittorica strato dopo strato.
Le sfumature, le sbavature, le colature che Gino riversa sulle opere diventano astratte composizioni di un paesaggio visionario alla ricerca di un luogo di purezza sconfinato, di assoluto.
Non si tratta mai di un semplicistico trasferimento di colore sul supporto, ma di una forma di figurazione concreta che non teme il vuoto. L’universo di una relazione dinamica che si costruisce passo-passo e si realizza in un crepuscolo acceso, un vespro infuocato, in fitte e cupe nubi o serene vedute.
Padroneggiare le proprie visioni senza eccedere, questo è il procedimento dell’artista, fermarsi un istante prima del limite ultimo. Esalta il tempo presente, Baffo, attraverso transiti quotidiani, concreti; nei suoi quadri c’è la realtà/energia di ogni giorno filtrata dall’osservazione.
E celebra la sua Venezia, soggetto feticcio del suo produrre, nello spirito più intimo di una Laguna vissuta intensamente, nel momento in cui il cielo tocca l’acqua e diventa solido, materia, quell’istante in cui tutto si fonde e si travalica, in cui la luce si sprigiona sorda in una moltitudine di sfumature, dall’alba al tramonto.
La spontaneità dei gesti accompagna una tecnica difficile e raffinata come quella della velatura, che restituisce alle opere una fine trasparenza, il giusto spessore e un’assoluta profondità.
In questi “attimi sospesi” il moto e la quiete sono elevati dal talento stilisticamente graffiante di Gino Baffo in una composizione che è allo stesso tempo eccitante, eloquente ed armoniosa. Pochi gesti assicurano il massimo dell’intensità fino ad aprirsi in uno sconfinato spazio di ricordi e immagini, che lievi scorrono sulla pelle delle nostre esperienze.
Gino baffo: la gestualità del colore
Dicembre 2015 – Officina delle Zattere
La gestualità del colore, esposizione personale di Gino Baffo, presenta la nuova serie di lavori dell’artista veneziano. La mostra, a cura di Gaia Conti, è un excursus nella rinnovata dimensione pittorica che si caratterizza per l’uso di un materiale semplice e povero come il pallet, con una resa espressiva di raffinata tridimensionalità.
La gestualità del colore concentra il suo focus sulla produzione realizzata da Gino Baffo negli ultimi due anni e pone l’accento su una delle caratteristiche chiave dell’artista: il gesto, che insieme all’improvvisazione e alla materia ne delineano i tratti caratteristici. Un’esplosione di sensazioni irrefrenabili guida il suo pennello, il suo movimento è pieno e ampio, è spessore. Sulle opere si riversa un’alchimia di colori: gli azzurri del cielo, il bianco della luce invernale, i gialli delle albe, i viola dei tramonti.
La peculiarità di questi lavori è data dall’utilizzo del pallet o bancale, una pedana di legno normalmente utilizzata per l’appoggio e trasporto di vari tipi di materiale destinati ad essere immagazzinati. Un oggetto che si può facilmente definire ordinario, parte integrante della catena della logistica. La “magia” di Gino è nel riuscire ad utilizzare questo semplice aggregato di legno, non solo come una tela bianca, ma come parte inscindibile dell’opera stessa, conferendogli una legittima dignità e decretandolo a tutti gli effetti come sua cifra stilistica.
TOMI: LEGGE E ARTE
2014 – Fondazione Thetis Tese dell’Arsenale Venezia
Una sera, passeggiando per Venezia, si trovò a passare per Campo San Bartolomio e si fermò a osservare un trasloco in corso. Notò che un avvocato stava gettando via enormi tomi di legge, e proprio in quel momento gli venne un’idea: perché non trasformare quei volumi in qualcosa di nuovo? Chiese se poteva prenderne alcuni e se ne portò via circa venti, che trasportò fino alla Chiesetta di Sant’Andrea, uno spazio suggestivo e carico di storia.
Fu lì che il progetto prese vita: decise di dare a quei testi un tocco di contemporaneità e un pizzico di follia artistica, aggiungendo tele dipinte su iuta.
Nacque così una mostra unica, composta da quindici pezzi che combinano legge e arte.
Un esempio di come le idee possano nascere all’improvviso, proprio quando meno ce lo si aspetta.
GEOMETRIE ASTRATTE: BURANO
Settembre 2013 – Officina delle Zattere
L’Isola di Burano ed i suoi Colori
BURANO, Isola della Laguna di Venezia nota per la secolare lavorazione dei Merletti e per le sue tipiche case vivacemente colorate.
Le prime abitazioni erano poste su palafitte fatte di canne e fango e solo a partire dall’anno Mille furono costruite case in mattoni.
La vivacità dei colori delle abitazioni, serviva ai barcaioli per ritrovare la prorpia casa in presenza della nebbia, che a Burano si presenta particolarmente fitta.
Con queste opere la visione dell’artista si porta sulle geometrie e sui particolari delle case, ritratti su tela grezza con l’utilizzo di iuta, colori a tempera con tecnica mista.